Facilitare (per) il cambiamento

Un manager che vuole dare unilateralmente un impulso alla crescita della sua azienda, per fronteggiare un rallentamento o perché l'azienda è una start-up che stenta ad acquisire clientela, è costretto quasi sempre ad affrontare la resistenza dei suoi collaboratori.
Infatti, intervenire sulle dinamiche di crescita vuol dire inevitabilmente promuovere un cambiamento, e la storia insegna che i cambiamenti imposti dall'alto non vengono mai accettati – buoni o cattivi che siano.
Al contrario, quando il cambiamento nasce da un confronto aperto tra la dirigenza e le persone che lo dovranno attuare ha molte più possibilità di essere accolto positivamente, perché tutti possono dare un contributo di idee ed esprimere liberamente i loro dubbi e timori.
Tuttavia, va detto che i collaboratori sono restii a discutere con il "capo", perché sono in soggezione e temono una reazione negativa se dovessero criticarlo in modo più o meno esplicito. Oltre a questo, potrebbero anche temere che si appropri delle loro le idee, o li critichi, o ignori i loro suggerimenti: tutte situazioni frustranti che le persone preferiscono evitare.
È il classico scenario in cui tutti perdono: il manager, che di fatto non riesce a ottenere alcun cambiamento, e i collaboratori che si tengono nel cassetto proposte che – chissà – potrebbero essere di grande aiuto all'azienda, e in prospettiva aiutare anche la loro carriera.
Per uscire da questa trappola esiste un unico modo: realizzare uno "spazio sicuro", cioè un luogo ed un momento dove le normali gerarchie vengono sospese e tutti possono parlare da pari a pari, aprirsi liberamente e spiegare quello che pensano senza timore di ritorsioni, critiche o indifferenza.
Esiste una figura professionale che è in grado di progettare e gestire uno spazio di questo tipo?
Ebbene sì: è il "facilitatore", uno specialista che sa come creare i presupposti per far dialogare proficuamente persone che hanno diversi ruoli o posizioni. La sua capacità di stimolare e indirizzare con le giuste domande la discussione può dare grande sostegno a tutti: al manager, che può finalmente trovare un modo non autoritario di spiegare le sue idee, ma anche a tutti coloro che hanno qualcosa da dire a riguardo, e che giustamente pretendono la garanzia del rispetto e dell'ascolto.
Lo scopo del facilitatore è quello di aiutare a trovare una sintesi su cui tutti siano d'accordo: può essere il miglioramento di un processo, la creazione di nuove regole di comportamento, la stesura di un piano operativo, o tante altre cose. Se poi quello stesso professionista è anche in grado di accompagnare l'azienda nelle successive fasi di realizzazione di quanto è stato deciso, il servizio che può offrire diventa ancora più completo e prezioso.
Essere un facilitatore con competenze in materia di crescita, come me ad esempio, significa essere un interlocutore qualificato per gestire tutte le fasi appena descritte – dalla creazione di uno spazio sicuro alla concreta realizzazione di un progetto di cambiamento. I manager che si rivolgono a una figura come la mia possono finalmente affrontare i problemi di crescita della propria azienda senza doversi anche preoccupare di dover gestire da soli i prevedibili conflitti interni. In questo modo possono restare concentrati sugli obiettivi di lungo periodo che vogliono raggiungere.