Benessere e produttività

A fine luglio molti quotidiani ed agenzie hanno rilanciato l'uscita dello studio «Benessere e Produttività: i benefici economici del Corporate Wellbeing e i costi del "non fare" per le aziende. Evidenze teoriche ed empiriche», svolto a quattro mani da Jointly e The European House-Ambrosetti (TEHA Group).

Lo studio evidenzia i benefici economici per le aziende attente al benessere dei dipendenti, quantificandone l'effetto moltiplicatore in 4,5 volte il costo sostenuto dall'azienda.
Secondo lo studio, i benefici diretti sono legati alla produttività dei lavoratori, che può arrivare ad aumentare del 20% grazie alla loro maggiore motivazione.
I benefici indiretti riguardano l'abbattimento dei costi del "non fare", cioè i costi legati al non voler adeguare la propria organizzazione alle mutate aspettative dei lavoratori. Tra questi, il primo è il costo del turnover, dato dalla combinazione di:
- Costo di selezione dei nuovi dipendenti
- Perdita della produttività in fase di avvio dei nuovi assunti
- Costo della formazione
- Altri costi, come la perdita di engagement degli altri dipendenti, che vedendo un alto turnover in azienda tendono a disimpegnarsi, o la ridefinizione delle relazioni con i clienti.

Sommando questi costi, ogni persona che lascia il lavoro ha un costo medio per l'azienda pari a circa il 50% del suo stipendio annuo. L'analisi stabilisce che il costo del "non fare" è pari al 26,8% del costo complessivo per il personale nel settore dei servizi, e al 22,4% nelle Pmi.

In sintesi. incrementare l'offerta di benefit non monetari ai propri dipendenti permetterebbe, in base ai dati considerati, di efficientare il costo del lavoro attraverso a) il beneficio fiscale aggiuntivo, e b) l'effetto moltiplicatore generato da queste misure.

E' sotto gli occhi di tutti che è in atto un profondo cambiamento e che i collaboratori sono diventati molto più esigenti, ma anche che sono disposti a ricambiare ciò che l'azienda fa per il loro benessere garantendo maggiore produttività e fedeltà.

Dal mio punto di vista va altresì precisato che il benessere dei lavoratori non è rappresentato solo da politiche di welfare privato, importanti ma non certo sufficienti: un reale cambiamento culturale in grado di incidere profondamente sulla motivazione delle persone non può prescindere dall'abbracciare autenticamente valori e comportamenti basati sulla fiducia, il rispetto, l'ascolto, il coinvolgimento.

E' una sfida enorme per imprenditori e dirigenti delle PMI, ma probabilmente inevitabile se vogliono costruire una squadra stabile e coesa con i loro collaboratori, per affrontare in modo vincente il futuro.